Di cavalieri, di spade e di abbracci

Ad aprile 2020, nel pieno del lockdown che la pandemia Covid ci aveva imposto, ho dovuto portare mio figlio Daniele, allora poco più di due anni, in ospedale per un disturbo che, alla fine, fortunatamente si era rivelato assolutamente transitorio. Ricordo che ero molto restia a farlo, ma i medici dello SCAP mi convinsero. Messo il bambino in macchina ci avviammo verso l'ospedale: era il primo pomeriggio di una bellissima giornata primaverile. Per tutto il brevissimo tragitto, Daniele continuava a guardare fuori dal finestrino e gridava entusiasta: "Mamma guarda! Gli alberi! Guarda come sono verdi mamma! E ci sono le macchine! Guarda mamma! Le macchine si muovono! Dove vanno mamma? Perchè non sono a casa?". Mi resi conto che Daniele stava scoprendo il mondo per la seconda volta. In un mese e mezzo a casa il mio piccolo ometto si era scordato com'era fatto il mondo fuori da casa nostra, i suoi colori e i suoi profumi. Rimasi sconcertata, ma la paura per la sua salute i...